Cina Double Chance – 13 tips sulla Cina dopo il viaggio con Federmanager
Cina Double Chance – 13 tips sulla Cina dopo il viaggio con Federmanager
Shangai – Shenzen – Hong Kong – Yuwu. A studiare il nuovo che avanza, l’innovazione e lo sviluppo. In un paese che si evolve ogni giorno. Questa la missione organizzata da Federmanager Academy che presto diventerà un libro e del quale di seguito vi riporto il mio intervento.
La missione istitituzionale di Federmanager in Cina ha permesso di scoprire, lo sviluppo, le nuove tecnologie e opportunità di una realtà sempre più consistente in settori considerati non di prima necessità, nella cultura cinese: healthcare, benessere, arte e viaggi.
La cosa che colpisce di più della Cina è l’eccezionale dinamismo, il ritmo veloce dello sviluppo e, cosa più importante, l’idea di una progettualità e di una imprevedibilità. Passeggiare per Shangai dà l’impressione di assistere in diretta all’evoluzione del futuro prossimo venturo.
Un’esperienza totalmente diversa da quella fatta in Silicon Valley solo pochi mesi fa: Mike Moritz, senior manager di Sequoia Capital, in un articolo sul Financial Times ha scritto che “la Silicon Valley dovrebbe seguire l’esempio della Cina”.
Dopo la visita in Huawei, a Shenzen, la cosa che colpisce di più è l’approccio al lavoro completamente differente rispetto ai competitor californiani; soprattutto nella gestione del management e dei dipendenti.
In Google mi aveva colpito la competizione sulla gestione delle risorse umane, tutta improntata alla migliore offerta di elementi di welfare: campi da beach-volley, ristoranti e bar illimitati, la possibilità di gestirti le pause secondo i bisogni e le opportunità.
Una specie di Eden che Mike Moritz, nell’articolo sopra richiamato, smonta come un meccano: smettere di discutere la durata del congedo di paternità, le vacanze illimitate, i massaggi gratuiti o l’imperativo bisogno di una sala prove al lavoro per suonare il proprio strumento musicale, per iniziare a darsi una mossa e ricominciare a correre come i loro concorrenti cinesi.
Se fino a qualche anno fa, infatti, il gap tecnologico era tale da non destare la minima preoccupazione, oggi su molti progetti strategici probabilmente la Cina ha sorpassato gli Stati Uniti.
Basta fare un piccolo paragone su quanto visto a proposito della “blockchain” nei due paesi a distanza di pochi mesi. Il quarto giorno della nostra visita, in un grattacielo di Pudong, siamo rimasti tutti meravigliati dalla presentazione che è stata fatta di questa tecnologia. Coerente con il suo atteggiamento di proiezione verso il futuro, i dirigenti cinesi hanno già, ad esempio, iniziato a usare la tecnologia blockchain nelle controversie giudiziarie. Dal 2017, infatti, è in funzione il primo tribunale “internet” al mondo, che ha sede fisica ad Hangzhou, importante centro tecnologico, ma che è a un “clic” da qualsiasi utente.
In detto tribunale si discutono tutte le controversie legate allo shopping online e al web, comprendendo anche eventuali violazioni di diritti individuali come il diritto d’autore online.
La Corte Suprema Cinese ha stabilito che le prove, archiviate e verificate su piattaforme blockchain, possono valere, in quanto tali, nelle controversie legali. Il procedimento di verifica attraverso crittografie, firme elettroniche, metodi a prova di pirateria, degli elementi di prova, sono lasciati alla discrezionalità, caso per caso, dei singoli giudici. Un esempio concreto, dalle potenzialità enormi, per lo sviluppo di questa tecnologia.
Anche a Shenzen, durante la nostra visita a Huawei, abbiamo notato un approccio totalmente differente. La parola “welfare” è tabù, o almeno così è sembrato osservando il volto del nostro relatore in azienda al quesito.
Testimonia Moritz nel suo articolo che addirittura i lavoratori lavorano anche fino a dopo la mezzanotte e sei o anche sette giorni la settimana, con una cena in una sala riunioni seguita da tre incontri, con pause occasionali appoggiando la testa sul tavolo con le braccia come un cuscino.
Il Welfare è fatto dai nonni, che crescono i figli che un lavoratore, che vuole avere successo, non vedrà per più di pochi minuti al mese.
Ci sono tante contraddizioni e tanti stimoli diversi. Per essere il più sintetico possibile ho provato a riassumerli in 13 tips.
- Hong Kong non è Cina, anche se in realtà lo è. Hong Kong è una città incredibile, multietnica, molto europea. Ha un panorama mozzafiato e un mercato immobiliare carissimo. È un ponte perfetto di transito per chi vuole provare a investire o lavorare in Cina ed è l’economia più liberale del pianeta. Ha una tassazione a circa l’8% e chiunque può aprire una società, a prescindere dal paese di residenza.
- Hong Kong produce solo l’1% di quello che consuma. Ed è un dato incredibile che mostra le opportunità di sviluppo e d’investimenti
- “Chi dice di conoscere la Cina, non la conosce”. Questa è la frase che ci ha detto il Console italiano in Cina. La Cina si evolve così velocemente che è impossibile da conoscere. I cinesi amano smontare e ricostruire, la città muta e si evolve senza possibilità di previsione e controllo. La Cina continua a crescere a tassi straordinariamente elevati rispetto alle economie occidentali. Nel medio periodo, secondo Diacron, una delle aziende con le quali abbiamo interloquito durante questi giorni, i potenziali consumatori di prodotti Made in Italy potrebbero raggiungere i 250 milioni. Le aree centrali saranno le più interessate da questa esponenziale crescita economica.
- Entro il 2035 non gireranno più motori a scoppio. Il mio stupore più grande è stato arrivare in una città che immaginavo inquinata e piena di smog e riscoprirla silenziosa nelle vie centrali, grazie alla grande quantità di veicoli elettrici che circolano. I motorini, che un tempo erano il principale mezzo di trasporto dei cinesi, sono tutti elettrici e costano solo 350€.
- La normativa cinese è chiara e molto simile alla nostra. Abbiamo incontrato i migliori studi di avvocati nella consulenza per imprese straniere in Cina. La repubblica Popolare Cinese gode di una grande stabilità politica che deriva da un sistema decisionale fortemente incentrato sul processo di modernizzazione, ma allo stesso tempo cautamente riformista e pragmatico nelle decisioni. Il mercato interno negli ultimi anni ha mostrato una crescita dirompente che porta, inevitabilmente, una condizione di particolare stabilità economica per le imprese e, generalmente, per tutto il sistema economico. Il Governo e il Presidente XI stanno incentrando la loro politica decisionale su una sempre maggiore apertura. Nei confronti degli investimenti esteri nel territorio cinese, il programma è quello di continuare il trend positivo di crescita dell’economia, attraverso la cooperazione internazionale.
- Il nazionalismo è la prima cosa. La cina ai cinesi insomma. Non si può dire che il paese è chiuso alle professionalità straniere ma si può affermare che, una volta acquisiti know how e tecnologia, le professionalità cinesi sono favorite enormemente.
- Huwei non fa telefonini. O meglio è uno forse dei settori con il quale l’azienda monetizza maggiormente, ma non è sembrato per nulla il core business. All’interno dell’azienda abbiamo, infatti, avuto modo di scoprire tutti gli sviluppi su domotica, smart cities, intelligenza artificiale e servizi di spionaggio per conto del governo. Sì, perché una delle mission dell’azienda sembra proprio quella di mettere una telecamera in ogni angolo della Cina e studiare i comportamenti di tutti i cittadini grazie al riconoscimento facciale.
- La Blockchain sarà uno degli asset dell’economia cinese futura. Il Ministero della Scienza e della Tecnologia ha pubblicato il programma quinquennale dedicato alle grandi infrastrutture di ricerca. Il piano prevede ingenti investimenti “ad hoc”,in grado di competere con quelli più avanzati come gli Stati Uniti, Europa e Giappone. Dopo il Ban ufficiale nel settembre del 2017 da parte del governo cinese nei confronti delle cryptomonete e le relative ICOs (Initial Coin Offerings) e cryptomining, l’attuale presidente Xi Jinping ha dichiarato la volontà di investire e sfruttare tutte le potenzialità della tecnologia Blockchain. Noi abbiamo visitato una start up nel cuore di Pudong, che da noi avrebbe lo status di “grande azienda”, con oltre 500 dipendenti e milioni di dollari di fatturato. Il futuro della tecnologia lo stanno scrivendo lì. Provano a battere San Francisco e il suo “Mindset” come in una corsa alla luna tra Russia e Stati Uniti. Chi vincerà? Lo scopriremo solo quando la Block Chain sarà applicata a tutte le tecnologie adesso in uso.
- Il controllo sui marchi registrati è sempre più stringente (basta sia registrato in Cina). Diventano sempre più rari i marchi con le storpiature dei nomi originali. La proprietà intellettuale assume sempre più valore e la popolazione cinese benestante inizia a dare valore al lusso e al brand, apprezzando lo stile, la tecnologia. La cosa necessaria è che la registrazione del marchio avvenga in Cina. Non valgono le registrazioni Worldwide.
- In Cina circola una sola moneta. Nel senso letterale della parola. Non vi è possibilità di fare cambi all’interno del paese. È possibile portare capitali all’estero per investimenti. È possibile anche riportarli indietro, ma sottoposto a verifica stringente, soprattutto per alcune tipologie di operazioni finanziarie. La cosa che mi ha colpito è scoprire che se compri una casa in cina con capitali portati dall’estero e poi la rivendi non puoi riportare i capitali nel tuo paese.
- La Cina ha due velocità. La Cina delle grandi città dove da un giorno all’altro puoi veder comparire nuovi grattacieli e dove si prevede la scomparsa dei motori a scoppio entro il 2035 e una Cina di campagna, ferma al 1600 europeo, senza acqua corrente e in totale povertà. Le due velocità sono accentuate dal fatto che per spostarsi dalla Cina di campagna a quella di città servono dei visti e dei permessi speciali.
- L’età dei manager è molto giovane. Anzi l’età di tutti i lavoratori è giovane. Non abbiamo incontrato nessun manager o operaio sopra i 35 anni. Assaliti da tanti dubbi e tante spiegazioni pare che la risposta sia che il livello di alfabetizzazione delle vecchie leve sia molto basso mentre i giovanissimi hanno una cultura è una conoscenza invidiabile. Dopo i 20 anni già parlano più lingue e hanno studiato nelle più prestigiose università del mondo. Così ci è capitato di incontrare manager di 30 anni che dirigono aziende con 70.000 dipendenti e un fatturato da capogiro per l’Italia.
- Il governo ti controlla. Sempre e comunque. E questo sembra non disturbare nessuno. Sembra.