Ecco perché le tue Call To Action non funzionano
Ecco perché le tue Call To Action non funzionano
Oggi a pranzo uno dei nostri clienti storici, Marco, mi ha chiesto come mai non scrivessi da qualche settimana qui. A dire la verità sto lavorando su un nuovo whitepaper sul Marketing Alitalia che, in maniera analitica, ripercorre i grossolani errori di comunicazione e Marketing commessi dalla nostra compagnia di bandiera negli ultimi 20 anni. Lo troverete con la Membership di Maggio.
Stiamo anche preparando l’incontro che si terrà il prossimo Lunedì 16 Aprile 2018 sui social network e il loro utilizzo nelle grandi organizzazioni.
Poi sempre durante il pranzo Marco (il famoso cliente di cui sopra) mi ha detto in tono preoccupato: “nessuna delle mie campagne converte nonostante abbia messo l’invito all’azione come dici sempre tu” (Si, marco è uno di quelli iscritto alla Membership che si fa le cose da solo)
Al che la mia domanda è stata immediata: “Che c’è scritto nei pulsanti?” (mi sono adattato al suo linguaggio 🙂 )
Mi ha risposto “Clicca qui. Che vuoi ci sia scritto. È un invito all’azione”.
Allora ho pensato che fosse il caso di fare chiarezza anche su questo aspetto.
L’invito ad agire e il Marketing a risposta diretta sono parte integrante del metodo Zwan ma la prima legge del nostro metodo (se non la prima è nella top ten) è :
“le persone compiono un azione solo quando sono pronte o scoprono di esserlo.”
Svolgere bene il nostro lavoro di comunicazione vuol dire prendere le persone per mano e persuaderle, con etica e gentilezza ovviamente, a compiere l’azione che noi vogliamo. Questo, come spesso indicato anche in altri articoli, lo facciamo attraverso il nostro funnel ben progettato e con un copy altamente persuasivo.
Ma non è quello di cui voglio parlare in questo articolo. In questo articolo vorrei parlare unicamente delle call to action o dei pulsanti. Quelli che quando sono fatti a cappio di cane (cappio si può dire) recitano “CLICCA QUI”, “COMPRA” “ISCRIVITI “FALLO ORA” ecc….
La tua call to action non funziona per un semplice motivo. Mette al primo posto te e la tua organizzazione e non il lettore.
Per esempio:
In una call to action tipo “ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER” c’è solo l’interesse dell’azienda a generare lead, l’utente non percepisce il beneficio, e on line, tende ad abbandonare. Sarebbe meglio “NON PERDERE LE MIGLIORI PROMOZIONI DEL MESE” oppure “SI, VOGLIO RESTARE SEMPRE AGGIORNATO”
Ancora: “ACQUISTA ORA LA MEMBERSHIP” dovrebbe essere sostituito da un “IMPARA DA SUBITO TUTTI I SEGRETI DEL MARKETING”
La call to action deve mettere quindi al centro il beneficio per il lettore.
“INIZIA A RISPARMIARE ORA” se vogliamo far scaricare un ebook che spiega i benefici del nostro metodo per la tua azienda, oppure “SI, VOGLIO ESSERE PARTE DI QUALCOSA DI GRANDE”
Ecco quindi le 5 regole per creare la call to action perfetta :
- Comunicare in maniera semplice il beneficio per il cliccatore 🙂
- Mettere al centro chi legge e non te che scrivi
- Non utilizzare aggettivi esclusivi (mio, nostro) ma inclusivi o personali indirizzati al lettore
- Usare il tono della propria organizzazione (un tono consono alla comunicazione istituzionale)
- Essere chiaro
Di call to action e social network ne parleremo in maniera approfondita e molto pratica Lunedì 16 Aprile presso la nostra sede di Via Carlo Botta al meeting “I social media sveltati” svelandovi i segreti che da subito potrete mettere in pratica all’interno della vostra strategia social.
Attenzione I posti sono però limitati.