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Iniziative ESG in tempi di pandemia. Nuove priorità e tendenze

Siamo in una fase critica della nostra storia recente. I cambiamenti nella nostra società, nel nostro modo di vivere e di pensare sono così evidenti che nessun’azienda può permettersi di stare a guardare senza ripensare il proprio modo di esistere e comportarsi. Non è allora un caso che, proprio in un periodo come quello attuale si osserva una crescente attenzione da parte di organizzazioni e brand per l’ESG (Environmental, social and corporate governance). 

Il nuovo atteggiamento degli investitori nei confronti dell’ESG

Come Larry Fink, CEO di BlackRock ha sottolineato nella sua annuale lettera agli investitori

“La pandemia ha mostrato a tutti una crisi esistenziale tanto grande – un reminder così potente della nostra fragilità – da spingerci ad affrontare la minaccia globale dei cambiamenti climatici con più convinzione e a considerare come questi, analogamente alla pandemia, altereranno le nostre vite. Ci ha ricordato come le crisi più grandi, siano esse sanitarie o ambientali, richiedano una risposta ambiziosa e globale”.

Durante la pandemia, i mercati non hanno perso il focus sull’importanza degli investimenti ambientali, che hanno anzi subito un’accelerazione. E ora Larry Fink parla della transizione climatica come un’opportunità storica per gli investimenti.

Gli stakeholder chiedono chiarezza sulle iniziative ESG

L’emergenza sanitaria sta, tra le altre cose, cambiando il mondo in cui gli investitori guardano alle iniziative ESG, passando da una visione guidata esclusivamente da intenzioni altruistiche a un approccio basato su risultati misurabili. Cambiano perciò anche le priorità sul tema dei brand e delle organizzazioni. Non si tratta semplicemente di una questione psicologica perché, come sottolinea Luke Templeman, analista di Deutsche Bank, introducendo una recente ricerca della banca tedesca: “Le crisi hanno l’abitudine di far spuntare problemi di contabilità rimasti nascosti sotto il tappeto in tempi migliori”.

Questo vuol dire che le iniziative sociali e ambientali Corporate stanno entrando in una nuova fase nella quale si richiedono massima trasparenza negli investimenti sul tema, approccio basato sui risultati e storytelling quanto più convincente per i propri principali stakeholder.

Quali temi ESG sono una priorità per i brand oggi

Grazie al sistema AlphaSense, che tiene traccia dei temi trattati dalle organizzazioni nei tantissimi documenti pubblicati negli scorsi mesi, sappiamo anche in quale ordine di priorità gli ambiti di intervento dell’ESG sono tenuti oggi in considerazione. Nell’ordine:

  • Benessere dei lavoratori;
  • Pratiche di contabilità;
  • Cambiamento climatico;
  • Supply Chain;
  • Inclusione sociale.

Le condizioni delle persone in azienda hanno scalato quindi l’agenda dei brand, specie in America, dove c’è stato un incremento del 48% delle pubblicazioni e discussioni aziendali sul tema. Sorprendentemente, considerando quanto la pandemia abbia messo a nudo le fragilità delle supply chain, i discorsi sulla filiera sono aumentati solo del 18%.

In Europa continua a rimanere centrale il tema dei cambiamenti climatici, con un aumento del numero di menzioni nei documenti aziendali pari al +25%. Segno che è arrivato il momento per tutte le realtà italiane di mettersi al passo. Con trasparenza e con una comunicazione focalizzata sui portatori di interesse della propria organizzazione: investitori, affiliati, associati, dipendenti ed enti pubblici.

ESG per la Reputazione – la situazione dell’Italia

Nel corso del primo trimestre 2021, abbiamo svolto una ricerca attraverso l’algoritmo brevettato del Reputation Rating, dove è stato posto il focus sulla Reputazione delle imprese di 35 tra i principali Paesi a livello globale, con particolare rilievo sui differenti aspetti che compongono la Reputazione. Non unicamente intesa, dunque, come immagine del brand percepita dai propri Stakeholder. 

Tra gli elementi presi in considerazione dal nostro algoritmo, le tematiche ESG hanno da sempre occupato una posizione di rilievo nell’incidenza sul Capitale reputazionale, come elemento capace di renderlo concretamente sostenibile nel medio/lungo periodo. 

L’inchiesta di Reputation Rating si è posta come obiettivo quella di definire la posizione reputazionale delle imprese italiane rispetto al resto del mondo. In un periodo di pianificazioni e di investimenti per la ripartenza, in particolare attraverso il Next Generation Eu, conoscere lo stato dell’arte della reputazione delle aziende italiane permette di comprendere quanto queste siano sostenibili nel medio-lungo termine e, soprattutto, competitive nel contesto internazionale.

L’Italia, su 35 Paesi, si è posizionata quasi fanalino di coda, al 32° posto, in particolare registrando performance negative in inclusione sociale e benessere dei lavoratori, due dei fattori chiave, precedentemente citati come priorità per i Brand di oggi.

Ormai ci sono fin troppe evidenze a favore delle tematiche ESG, che non possono più essere ignorate. Queste hanno un’immediata ricaduta sul capitale reputazionale delle organizzazioni. Sulla base delle ultime tendenze, diviene fondamentale cambiare mindset, agendo sempre più con trasparenza, chiarezza e orientando la propria attività verso risultati, dei quali possano beneficiare tutti i nostri stakeholder.

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