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Identità digitale: potenzialità, rischi e difesa preventiva della Reputazione

A inizio maggio, l’Italia è arrivata a superare il tetto di 20.000.000 di cittadini in possesso di un’identità digitale. Si tratta di una corsa numerica per la quale, anche giustamente, si sente un’urgenza diversa rispetto alla corsa alle vaccinazioni, alla quale i telegiornali ormai ci hanno abituati. Si tratta però, in fondo, di una corsa non meno importante e alla quale il Paese sta finalmente rispondendo bene, in parte a causa della pandemia stessa, che ci ha costretti a una vera e propria accelerazione digitale.

Nel 2021, Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale), è stato utilizzato già più di 100 milioni di volte e ogni settimana vengono rilasciate circa 200.000 nuove identità (nella scorsa primavera se ne rilasciavano 70.000 a settimana). La corsa alle Digital ID è, tra l’altro, una corsa alla quale partecipano diversi provider in competizione, con una griglia ormai allargata a 9 competitor (Aruba.it, Infocert, IntesaID, Lepida, NamirialID, Poste, Sielte, SpidItalia, Tim ID).

Con le identità digitali, il settore pubblico si impegnerà a snellire processi e ad avvicinare di più i cittadini ai servizi erogati dalla PA, un obiettivo da tempo perseguito nel nostro Paese. Con l’acclimatarsi degli italiani in un ambiente di identità digitali, però, è lecito aspettarsi che anche nel privato molti servizi e molte aziende aprano alle opportunità delle digital ID per migliorare i rapporti con i propri stakeholder e beneficiare di una generale crescita del capitale reputazionale.

 

I rischi dell’identità digitale: un’importante presa di coscienza

Come tutte le innovazioni tecnologiche, anche le identità digitali possono essere usate tanto per il bene quanto per il male. Per questo, come sottolineato dal recente rapporto McKinsey sulle identità digitali, è bene rendersi conto che, senza controlli appropriati, il sistema può “fare danni”.

Gli amministratori di un sistema di Digital ID, infatti, possono, se non si provvede a implementare misure di prevenzione, accedere a dati sensibili e a controllarli. La storia purtroppo ci insegna che, già con metodi tradizionali di identificazione e tracciamento, alcuni gruppi etnici sono stati presi di mira e perseguitati. Un sistema digitale, se concepito in maniera inappropriata, dischiude nuove opportunità per aggredire in maniera molto precisa e targetizzata dei gruppi di persone. Si pensi, ad esempio, alla manipolazione politica di dati sull’elettorato o al controllo sociale di alcune categorie tramite l’esclusione delle stesse da servizi come pagamenti, viaggi, uso dei social media.

Per mettersi al sicuro da certi rischi, sono necessarie serie e strutturate precauzioni sulla privacy, basate su principi di minimizzazione e proporzionalità. I processi, inoltre, devono essere scrupolosamente controllati e la sfida è quella di mantenere le legislazioni quanto più possibile al passo con le innovazioni.

Persino, però, quando non c’è dolo nelle intenzioni, una crescita così repentina del numero di identità digitali genera di per sé delle serie complicazioni da un punto di vista della sicurezza informatica. Bisogna infatti tenere in considerazione la possibilità di malfunzionamenti tecnici sia a livello di hardware che software, con potenziali perdite o dispersioni di dati sensibili come quelli bancari o quelli legati agli account social.

 

Difesa reputazionale preventiva e digital ID

Assodato che le identità digitali, come tutte le tecnologie di nuova introduzione, portano con sé qualche rischio, ricordiamoci sempre che c’è sempre un “rischio calcolato” dietro ogni storia di successo.

In altre parole, le identità digitali stanno dischiudendo grandi opportunità che possono essere sfruttate sia nel settore pubblico che in quello privato. Bisogna però farsi trovare pronti, monitorando il rumore delle reti alla ricerca di segnalazioni, consigli e lamentele dell’utenza relativamente ai fisiologici malfunzionamenti di un sistema in rapido sviluppo. Se questo monitoraggio non viene fatto con metodo, il rischio reputazionale può nascondersi dietro l’angolo e una grande opportunità può trasformarsi in un enorme grattacapo, con ricadute economiche importanti sulla propria organizzazione.

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