Negli ultimi giorni Maddalena Corvaglia, showgirl e influencer diventata famosa soprattutto per essere stata la velina bionda in coppia con Elisabetta Canalis di Striscia la Notizia tra il 1999 e il 2002, è stata al centro delle polemiche.
Il motivo?
Un reel pubblicato il 5 agosto sul suo profilo Instagram (1,2 ML di follower) in cui ha deciso di entrare nella discussione che sta riguardando la partecipazione della pugile Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi 2024.
Non voglio entrare troppo nei meriti del contenuto di questo suo reel, ma potete trovarlo qui e leggerne tantissimi commenti.
Basti sapere che parte dalla seguente premessa (errata e crudele): “Se un uomo che si identifica in una donna ha il diritto di combattere alle Olimpiadi contro una donna, allora un bambino che si identifica in un adulto ha il diritto di guidare la macchina e acquistare bevande alcoliche?”, poi passa per l’anziano, il labrador, la coccinella, chiedendosi “Dove ci porterà tutto questo? La domanda a questo punto non è più se sia giusto o sbagliato. La domanda da porsi è: Quale sarà il limite? Ci sarà un limite? Prova a pensarci: non c’è un limite!” e conclude con la scritta “Fermiamo questa follia…ora”. Il tutto con un tono da filastrocca didascalica e il sottofondo della sublime Hello di Adele, che crea un contrasto destabilizzante.
Come mai Corvaglia abbia scelto di esporsi su questo tema caldissimo è probabilmente da ricercare nella volontà di attirare l’attenzione (missione sicuramente riuscita); sperare di posizionarsi come opinionista e magari ottenere qualche ruolo in una trasmissione tv. Che confidasse nella tattica del Basta che se ne parli? Può darsi! Personalmente la trovo una scelta molto spiacevole.
Passando alla crisi e alla risposta di Corvaglia, tutto il contesto in cui accade questa situazione avrebbe dovuto far suonare campanelli d’allarme.
Il tema è caldo, e questo come sempre rappresenta sia un rischio sia un’opportunità. Una fetta della popolazione, in particolare quella che vive attivamente gli ambienti digitali, è sensibile e socializzata alle tematiche di genere, crede nell’autodeterminazione delle persone e condanna la violenza, la discriminazione, il bullismo, anche perché molto più attenta agli impatti in termini di salute psicologica di questi comportamenti. Ciò significa che è pronta a mobilitarsi quando sente minacciati questi valori. Basti pensare alle reazioni che ha provocato l’infelice commento dell’ex schermitrice Di Francisca nei confronti della gioia provata dall’azzurra Benedetta Pilato, arrivata al quarto posto nella finale dei 100 rana ai Giochi di Parigi.
Inoltre, è da dicembre 2023 che abbiamo potuto osservare al microscopio la crisi che ha coinvolto Chiara Ferragni che, soprattutto grazie al magistrale lavoro di Selvaggia Lucarelli, ha evidenziato da un lato la fragilità del successo anche della più famosa influencer italiana e, dall’altro, la crescente e diffusa insofferenza verso personaggi famosi che ostentano ricchezza e privilegi, senza avere particolari meriti. Del caso Ferragni ho scritto in diverse occasioni, analizzando l’inizio della crisi e il video di “scuse”, la reazione a qualche mese dallo scoppio del #pandorogate, e come avrebbe potuto anticipare ed evitare la crisi.
Sicuramente Maddalena Corvaglia non ha appreso le lezioni di comunicazione di crisi offerte dal caso Ferragni.
Anche lei ha reagito all’impennata delle critiche eliminando la possibilità di commentare i post, dapprima solo sul reel incriminato, poi su tutti quelli pubblicati tra agosto ad aprile 2024. D’altronde, quando si toglie la possibilità di esprimere dissenso in un luogo, ne viene trovato un altro, in maniera estremamente facile online (e si incentivano pure le critiche).
Anche lei ha assunto (in questo caso fin da subito) un atteggiamento di sfacciata indifferenza, pubblicando una story sull’andamento della borsa degli USA nel pieno della #shitstorm contro di lei. Come a dire “non vi calcolo, neanche mi accorgo”.
Anche lei ha pensato, senza poter essere credibile visto che aveva limitato o eliminato i commenti, di dire di aver ricevuto molti messaggi di supporto e ha proposto una divisione del mondo in persone che “hanno compreso le sue parole” VS “tutti gli altri”, per cui “c’è un po’ di confusione”. Un déjà vu di quel “mi avete fraintesa”che Chiara Ferragni aveva ripetuto più volte nell’intervista da Fazio.
Anche Corvaglia ha inserito qua e là qualche massima zen, banalizzando la mindfulness e la psicologia, concludendo con: “e se potete, fate un tuffo a mare che quello rimette tutto a posto”. E penso le farebbe bene conoscere qualche situazione in cui il “tuffo a mare” purtroppo non basta per risolvere i problemi.
Anche nel suo caso, sebbene in misura ridotta, i brand associati (nello specifico Pesoforma) hanno ricevuto critiche, inviti a cambiare testimonial, e dovranno decidere se rinnovare la collaborazione con Corvaglia o meno. Tutti i brand oggi dovrebbero interrogarsi sui valori di cui sono portatori i loro testimonial o gli influencer con cui collaborano.
Anche in questo caso, l’invito è di #unfollow (oltre che di segnalare, per informazioni false, il contenuto del post da cui è partito tutto). E tutti questi effetti, che si misurano sul lungo periodo, si traducono poi in impatti economici e sociali. La prima visione delle stories della Corvaglia (2 min e 30 circa di discorso, che potete vedere qui) mi ha un tantino stordita e mi sono chiesta se il suo obiettivo non fosse proprio quello di paralizzare tuttə dallo shock. C’è molta confusione e passa dalle zone con i diversi colori durante il Covid, ai Cugini di Campagna e l’invito ad essere gentili sempre.
Non c’erano tute grigie (ma molto rosa), mezze scuse, passi indietro su quanto detto – in più occasioni ha parlato di Imane Khelif al maschile – o passi avanti. Nelle circa 24 ore che ha avuto tra le critiche e la pubblicazione di queste stories, non ha accolto i suggerimenti di “informarsi prima di parlare”. Peccato, visto che più che critiche aveva ricevuto proprio inviti a non essere “superficiale” e sono sicura non sia riuscita ad invertire di rotta questa percezione, dal momento che ha utilizzato le parole “genere”, “sesso” e “orientamento sessuale” come probabili sinonimi (ma forse ha provato a capirci di più, visto che al posto di dire “Imane” ad un certo punto ha detto “imene”). Non ha colto dunque quell’occasione di apprendimento che le crisi offrono sempre.
La parte a mio avviso peggiore è quando chiama in causa, invano, quella che sarebbe la risorsa più preziosa per comunicare durante una crisi: l’empatia. “C’è così tanto dolore nel percorso di una persona che decide di cambiare genere, di cambiare sesso,– bah, magari anche no dico io, magari è anche una gioia e una liberazione – che spettacolarizzare, sovraesporre la sua vita, come è stato fatto con questo pugile è da sciacalli”.E non si sente, evidentemente, di aver contribuito in qualche modo a questo problema.
In sintesi, in questo caso mancano tutti i pilastri di una buona comunicazione di crisi.
Cosa succederà?
Per la categoria influencer il consiglio è di stare particolarmente attenti e assicurarsi di conoscere le proprie e le nuove audiences, per comprenderne i valori e le sensibilità. Per i brand, specularmente, di scegliere con cura questi influencer. Il mercato è pieno.
L’interesse nei confronti di Maddalena Corvaglia – che, mentre scrivo, sembra minacciare di provvedimenti legali le persone che hanno commentato sotto i suoi post, anche se dovrebbe preoccuparsi di quelli che rischia lei – potrebbe affievolirsi in tempi brevi. Non è popolare come Chiara Ferragni e su di lei non ci sono quelle aspettative valoriali che esistevano nei confronti della cremonese (spesso presentata come paladina di alcune battaglie progressiste, premiata con l’Ambrogino d’Oro, ecc…) che le si erano ritorte contro, generando nei suoi fan la sensazione di essere stati personalmente traditi.
Anche se l’attenzione su quanto detto dalla showgirl e influencer si spegnesse, tuttavia, una crisi non attraversata rimane una macchia e provoca impatti importanti che potremo osservare sul lungo termine (chiedete a Ferragni quante collaborazioni ha avviato nel 2024).
A Maddalena Corvaglia non mi resta da dire: “Hello, how are you?”.Chissà che trovi il suo limite.
Come al solito nei miei articoli qui su Zoom, ho piacere a porti una domanda. Hai notato un cambiamento nell’ultimo anno, nel tuo modo di percepire e giudicare influencer e personaggi famosi? Se ti va, fammelo sapere! Io sono Irene e aiuto le organizzazioni a prepararsi e gestire eventi critici. Mi puoi trovare su LinkedIn e Instagram (@crisis_with_irene).