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trappole mentali il pericolo inconsapevole della reputazione

Trappole mentali: il pericolo inconsapevole della reputazione

La crescita reputazionale è supportata dalla formulazione condivisa di aspettative, opinioni e giudizi. Affinché tali valutazioni siano positive, lo sviluppo della reputazione deve essere ponderato: è un percorso lento, attento e consapevole che origina nell’azione e risuona nella percezione.

Affinché sia stabile e duratura, la reputazione deve trovare fondamento nel pensiero consapevole; al contrario, inizia a scricchiolare di fronte a scorciatoie cognitive. Per questo motivo, adottare una soluzione frettolosa e approssimativa può apportare seri rischi per il suo sviluppo; quelli derivati dall’alterazione percettiva.

La gradualità che sostiene il suo sviluppo è propedeutica alla sua evoluzione costruttiva nella mente di una comunità di interessati. Il successo reputazionale è, infatti, sempre sostenuto dalla condivisione di giudizi favorevoli; ma cosa accade alla reputazione se si inciampa nel pregiudizio?

Ostacoli percettivi alla crescita reputazionale

La formula del “tutto e subito” non funziona con la reputazione. Al fine di evitare spiacevoli inconvenienti, la crescita reputazionale di una persona, di un’azienda o di qualsiasi altra organizzazione deve sempre trovare sostegno nella percezione vigile, accertata e controllata.

Infatti, purché sia corretta, l’equazione della reputazione deve sempre essere affiancata da una pianificazione strategica, attenta e accurata; finalizzata allo sviluppo di giudizi positivi all’interno di un gruppo di interessati, quali amici, colleghi, clienti e stakeholder.

Sono tanti i rischi connessi a un percorso affrettato e sbrigativo: il grande pericolo per la reputazione è la valutazione errata, spesso conseguente a modalità di ragionamento intuitive, dettate da istinti e impulsi. Sono i pregiudizi, i pensieri veloci di Daniel Kahneman (2011), l’ostacolo numero uno della percezione focalizzata.

Questi ultimi appartengono al cosiddetto Sistema 1 (Pensieri lenti e veloci, 2011): modalità di pensiero automatiche, emozionali e impulsive; figlie del principio del minimo sforzo alla base di ogni comportamento individuale e sociale: ottenere il massimo risultato con il minimo dispendio di energie.

Il grande rischio della dissonanza cognitiva

In piena linea con l’economia comportamentale applicata alla psicologia umana, ottenere il massimo risultato informativo con il minimo sforzo, i pensieri veloci consentono la formulazione di valutazioni rapide, immediate e, per questo, molto spesso inaffidabili e rischiose.

Tali meccanismi sono conosciuti anche come bias cognitivi: percorsi euristici che consentono di risolvere problemi e situazioni complesse minimizzando le risorse disponibili. Alla semplicità di ragionamento, però, si impenna il grande pericolo percettivo delle trappole mentali.

Il ragionamento logico, riflessivo e consapevole rappresenta solo la punta dell’iceberg di un sistema più complesso; quello connesso alle modalità di pensiero veloce. Quest’ultimo è localizzato in aree cerebrali connesse a valutazioni emotive, pregiudizi e analisi superficiali o guidate da stereotipi, come l’ippocampo, l’amigdala e i gangli basali. (Fonte immagine Shutterstock)

Affidarsi a conclusioni affrettate, guidate da impressioni, sensazioni e analisi superficiali, può aumentare sensibilmente la probabilità di incorrere in fenomeni di dissonanza cognitiva, termine tecnico che indica l’alterazione della percezione a seguito di presupposizioni, premesse o giudizi. 

Ragionamento o decisioni a braccio sono sempre rilasciate dal Sistema 1. Si tratta del meccanismo cognitivo più ancestrale, impulsivo ed emozionale; comune a tutti. I suoi pensieri sono strutturati in maniera da saltare alle conclusioni senza fatica, saltando passaggi necessari per una formulazione meditata e razionale. 

Decisioni affrettate: come proteggere la reputazione?

Una percezione distorta o una decisione affrettata può influenzare in maniera negativa la reputazione. Si tratta di un problema comune, che si può presentare nella quotidianità di ognuno di noi e che può gravare considerevolmente sulle spalle di liberi professionisti, CEO e Manager

Nel 2011 lo stesso Daniel Kahneman ha sottolineato insidie e svantaggi derivanti da decisioni superficiali, ragionamenti automatici e presupposizioni guidate da stereotipi con riferimento alle dinamiche organizzative di management e leadership all’interno di aziende, imprese e organizzazioni.

Il miglior scudo reputazionale sono modalità di pensiero logiche, attive e razionali. Nonostante la naturale inclinazione umana verso la sfera irrazionale, l’individuo deve sforzarsi quanto possibile per proteggere la reputazione: abilità di calcolo, concentrazione e attenzione, il Sistema 2 (2011), sono gli alleati della crescita reputazionale.

Il nemico numero uno della percezione e, di conseguenza, della reputazione propria e altrui è la pigrizia comportamentale.

Per proteggere al meglio la reputazione è necessario abbracciare il ragionamento logico, riflessivo e consapevole: è l’atteggiamento corretto per proteggere la propria immagine e guardare alla realtà con trasparenza, evitando inquinamenti sistematici di pensiero derivati da errori percettivi, bias cognitivi, e, di conseguenza, salvare la reputazione. 

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