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Echo Chambers l’eco cognitivo che crea disinformazione

Echo Chambers: l’eco cognitivo che amplifica la polarizzazione

L’era digitale è contraddistinta da due attività principali: l’interconnessione tra internauti e l’iperconnessione da parte di ogni singolo utente. I fattori chiave che hanno accelerato l’accessibilità a Internet e la connessione costante tra uomo e macchina rende sempre più labili i confini tra online e offline.

Nell’onlife il ponte tra fisico e digitale accorcia gradualmente le distanze tra i due mondi, contribuendo alla creazione di esperienze sempre più immersive e coinvolgenti. La digital transformation avvicina persone, interessi e passioni, generando nicchie virtuali interattive dove impera il principio del free speech.

La diffusione a macchia di leopardo di tali stanze di aggregazione virtuale risponde al senso di appartenenza. Questa richiesta è ancor più viva nel digitale; un mondo spoglio, per definizione, di dimensioni imprescindibili per lo sviluppo dell’identità individuale e sociale, come il tempo e lo spazio.

Camere d’eco e reputazione negli spazi di communication bias

Iniziare un percorso reputazionale può sembrare semplice, specialmente agli occhi dei meno esperti. Tutt’altro che lineare, la crescita della reputazione di una persona, di un’azienda o di un’organizzazione necessita di una pianificazione strategica e, soprattutto, consapevole dei mutamenti in atto nell’universo phygital.

Il termine deriva dalla fusione linguistica di “physical” e “digital”, le dimensioni che legano il mondo online e offline. La loro continuità alimenta il Web 4.0 e rappresenta il trionfo dell’avanzamento tecnologico in nome dell’immediatezza dei contenuti, dell’immersione dell’esperienza e dell’interazione tra macchine e persone.

Il fattore dell’interattività, in particolare, è la molla che crea e sorregge bolle di opinioni condivise nel mondo online, il cui eco risuona anche nella dimensione fisica. Tali spazi intergenerazionali sono virtuali e indefiniti, ma trovano confine deciso e netto in un sistema di bias, convinzioni e idee comuni all’interno di un determinato gruppo di persone.

Queste camere d’eco sono conosciute in psicologia come fenomeno di echo chambers, termine tecnico che confina infrastrutture mentali, come credenze, cognizioni e opinioni, intensificate in reti sociali virtuali guidate dal principio di dell’eco della consonanza, come ad esempio blog, forum, social media o altre pagine web di dominio pubblico.

Opinioni filtrate e diffuso nell’eco bias di conferma

La formazione di tali spazi di aggregazione è innescata dalle caratteristiche stesse della rete. La costante di Internet è l’assidua mancanza di un controllo centrale efficiente e, dunque, di un’effettiva gestione dei contenuti, delle relazioni interpersonali e delle dinamiche di in-group e out-group a esse correlate. 

Echo Chambers l’eco cognitivo che crea disinformazione
Echo Chambers l’eco cognitivo che crea disinformazione

Nell’era della costruzione algoritmica di informazioni e relazioni, si assiste all’amplificazione dei meccanismi di condivisione alla base della socialità dettate dal bisogno di appartenenza al gruppo che, come accennato in precedenza, risulta essenziale per la costruzione dell’identità individuale e sociale. 

Il pericolo più grande per la reputazione all’interno delle camere d’eco web o social risiede nel filtro della consonanza diffuso dagli algoritmi di ricerca sul principio del bias di conferma. Il fenomeno è espresso in maniera sintetica in The Filter Bubble – What The Internet is Hiding from You di Eli Pariser (2011):

“gli algoritmi di Google, i misteriosi e affascinanti filtri che selezionano le nostre domande non sono ­affatto casuali, ma basandosi sulle nostre precedenti richieste ci guidano verso gusti, opinioni, persone, ambienti, stanze di Weinberger a noi affini, ­allontanandoci da quelli disomogenei.” 

L’importanza della diversità per la crescita della reputazione

Le spesse pareti delle camere d’eco rischiano di strozzare la reputazione. Il motivo è semplice e risiede nella percezione distorta della realtà su alterazione cognitiva dettata dal pregiudizio di conferma. La dinamica soggiacente è quella del cosiddetto confirmation bias: meccanismo psicologico che cerca l’accordo ed evita ogni forma di disaccordo. 

La conseguenza è disastrosa: la costante selezione di informazioni, convinzioni e opinioni affini alla propria prospettiva, allontana il dissenso e quella diversità necessaria per lo scambio di idee, il confronto critico e, dunque, alla crescita personale, professionale e, anche, del proprio percorso reputazionale.

L’influenza sociale raggruppata in nicchie di consonanza impermeabile e la conseguente polarizzazione di convinzioni sono i principali nemici per la reputazione. In tali luoghi virtuali non vi è spazio per la divergenza: la differenza è percepita come minaccia e non come effettiva ricchezza.

Echo Chambers l’eco cognitivo che crea disinformazione
Echo Chambers l’eco cognitivo che crea disinformazione

Per proteggere la crescita reputazionale nell’era dell’abbondanza informativa, spesso anche falsa o falsata, e dall’esposizione selettiva è necessario uscire dalla trappola. Bisogna navigare con consapevolezza, evitando quanto possibile il solo condizionamento per conferma e, soprattutto, abbracciare la divergenza cognitiva come grande occasione costruttiva.

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