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Personal branding: AI e dimensione umana nella reputation economy

Nelle dinamiche di mercato attuali, la reputazione assume oggi massima centralità per la valutazione percettiva di brand, figure professionali e realtà commerciali. Di fronte alla rapidità dei cambiamenti nel tessuto socio-economico mondiale, vantare un reputation rating positivo garantisce, infatti, la validità effettiva dello specifico prodotto/servizio sul piano collettivo.

L’aumento degli investimenti in attività di reputation strategy da parte di imprese, aziende, liberi professionisti risponde proprio a questa specifica esigenza. Eppure, nell’era della digitalizzazione, costruire una reputazione stabile non è un compito semplice. Tra sovraesposizione informativa e alto rischio di omologazione accelerato dall’uso improprio dell’AI, la figura del Reputation Manager diventa nodale per emergere e tutelare la propria reputazione.

La chiamata internazionale alla leadership richiede, infatti, un’identità chiara e un’immagine trasparente. Essere competenti non è sufficiente: è necessario edificare nel tempo uno spazio reputazionale sostenibile e soprattutto, custode di quell’human touch indispensabile per differenziarsi e difendersi dalla concorrenza.

Come diventare opinion leader in piena digital transformation? Esploriamo la risposta analizzando i vantaggi del mentoring reputazionale nel quadro di rischi e potenzialità dell’AI per le attività di personal branding.

L’avvento dell’AI e il potenziamento della mente estesa: quali sono i rischi per la reputazione?

L’avvento dell’Intelligenza Artificiale ha segnato l’apice dell’avanzamento tecnologico in ogni settore dell’economia mondiale. Come un fulmine a ciel sereno, l’AI è piombata nella vita privata e professionale di tutti, stravolgendo l’intera coscienza umana con il suo febbrile ritmo generativo e computazionale. La recente accelerazione della digital transformation può essere definita l’esito del potenziamento ricorsivo della mente digitale: evoluzione radicale della mente estesa che sin dal principio accompagna e sostiene le nostre abilità di calcolo, ragionamento ed elaborazione dell’informazione.

Dalle lance primitive all’ascesa improvvisa di Chat-GPT, lungo la puntellata linea evolutiva della nostra specie, il cervello umano ha sempre cercato un’estensione, un supporto esterno; generalmente uno strumento (basti pensare alla calcolatrice o al banale foglio di carta e penna) per garantire la massima resa sul principio del minimo sforzo, alleggerendo progressivamente il carico cognitivo. 

La meccanizzazione delle operazioni ha raggiunto oggi il suo picco nel connubio AI e IoT (Internet of Things), attraverso la parziale o completa automazione dei processi sostenuta da algoritmi intelligenti oltre i limiti del possibile e reti neurali profonde alla base di ogni meccanismo di apprendimento automatico del machine learning.

Le sconfinate possibilità delle ultime tecnologie sono oggi indiscutibili, in particolare nel mercato del lavoro, ma quali sono le sue effettive potenzialità e i suoi suoi limiti nella reputation economy?

Nell’era dell’AI il personal branding diventa centrale per la sostenibilità reputazionale

In questa epoca di profonde trasformazioni ci troviamo di fronte a una scelta: abbracciare l’IA come protesi di ultima generazione a supporto delle nostre abilità cognitive o restare spettatori passivi di un cambiamento epocale ineluttabile. Ormai è indubbio: la strada è tracciata ed è sicuramente digitale, con l’AI in testa alle imprevedibili sorprese del futuro.

Tra stupore e incertezza, mentre assistiamo all’incredibile ascesa di questa rivoluzione, dove il confine tra uomo e macchina si sfuma, è bene, però, riflettere sul peso della componente umana, dimensione ancora inamovibile per il patrimonio invisibile della reputazione.

Nonostante la volatilità dettata dalle dinamiche dell’onlife, nella realtà sempre più fluida e aumentata in cui siamo immersi, sono il passaparola e il valore percettivo a governare il mercato mondiale. Non sorprende, infatti, l’aumento degli investimenti da parte di imprenditori, liberi professionisti e aziende in soluzioni reputazionali per accrescere nel tempo credibilità, autorevolezza e altre qualità indispensabili per garantire la sostenibilità del proprio brand, prodotto e/o servizio. 

Insomma, nell’agitata marea della società liquida dell’AI potenziata, il volto umano resta un punto di riferimento per l’economia reputazionale e il suo nucleo principale: il personal branding. Il cambio di paradigma dell’alta tecnologia non può, dunque, sostituire il tono di voce, la sensibilità e tutte le qualità che rendono unica l’intelligenza squisitamente umana.

Quali sono i principali limiti dell’AI per il personal branding? 

Pur essendo un alleato potentissimo nel campo del personal branding, l’Intelligenza Artificiale presenta, infatti, limiti importanti, tra questi:

  • Scarsa autenticità: un uso improprio dell’Intelligenza Artificiale danneggia ogni attività di personal branding. Annienta l’autenticità del proprio volto e anonimizza la reputazione, creando un valore percettivo standardizzato e privo di colore; spoglio di emozioni e valori personali indispensabili per emergere e distinguersi.
  • Alto rischio di standardizzazione: nonostante le potenzialità ricorsive e computazionali, gli algoritmi tendono a seguire modelli preesistenti. Il rischio di standardizzazione dei volti è elevato. All’appiattimento della diversificazione consegue sempre la perdita di unicità della propria immagine personale.
  • Bias algoritmici e limiti di elaborazione: l’IA non è esente da errori correlati a bias, pregiudizi o altre distorsioni cognitive umane presenti nei dati utilizzati nel deep learning. I bias algoritmici uniti ai limiti di elaborazione de contesto informativo compromettono la coerenza del personal branding nel medio-lungo termine.

Essere autentici per essere unici: l’immutabile massima della reputazione

Gli algoritmi rappresentano oggi un supporto insostituibile e offrono numerose potenzialità in ogni settore. L’AI può apportare vantaggi anche nel campo del personal branding, ma la sua applicazione di fatto non risponde coerentemente alle esigenze dell’economia reputazionale.

Menzionando il paragrafo iniziale, un uso corretto dell’AI guarda all’Intelligenza Artificiale come un semplice strumento di estensione cognitiva, ma deve sempre essere accompagnata da un approccio consapevole e responsabile per massimizzare i benefici nel campo della brand reputation, senza compromettere i valori fondamentali del personal branding.

Con riferimento alle potenzialità dell’AI si ricordano: la raccolta dei dati, l’analisi del sentiment e l’automazione di attività ripetitive e altre operazioni efficaci per potenziare la propria immagine, soprattutto online. Tuttavia, come abbiamo già ribadito, la tecnologia può agevolare l’ottimizzazione della percezione del nostro volto da opinion leader, ma è la nostra identità umana a conferire reale valore a ogni attività di personal branding. 

Essere autentici per essere unici: è questa l’immutabile massima del capitale reputazionale. È solo attraverso una promessa chiara, una comunicazione trasparente e una connessione sincera con gli altri che emerge il vero volto dell’opinion leader.

Identifica il tuo volto da opinion leader: l’importanza del mentoring reputazionale

Essere complementari e non in competizione con le macchine, dunque, ma come eccellere nell’era della digitalizzazione? In un mercato sempre più agguerrito, la vera sfida sarà non cancellare il lato umano. Manager, imprenditori e professionisti devono scommettere sulla forza della loro storia e, soprattutto, della loro identità per differenziarsi positivamente dalla concorrenza. 

Nel personal branding, la grande possibilità risiede nel rendersi insostituibili nel proprio settore di riferimento; ed è proprio dal riconoscimento immediato che può nascere il sentimento dell’affidabilità. Alla base di una community fidelizzata vi è sempre un personal brand forte.

Diventare il volto principale della propria attività rappresenta senza dubbio uno dei modi migliori per tutelarsi dalla morsa dei competitor e, potenzialmente, dell’uso scorretto dell’AI. In ottica reputazionale, la credibilità di un volto si solidifica nella capacità di attrarre, coinvolgere e motivare il proprio gruppo di interessati (dipendenti, clienti e stakeholder) e, in particolare, nell’abilità di costruire un’ampia rete di connessioni umane, prima che lavorative.

Vuoi costruire un personal brand forte e stabile nel tempo? Lascia da parte l’AI: chiedi consiglio al nostro reputation manager. Costruire la reputazione è un percorso lungo, che non può essere automatizzato. Di più, senza un’adeguata promozione online e offline, il talento e la competenza rimangono fini a sé stessi: solo dal riconoscimento immediato del valore può nascere la fiducia; ed è proprio questo, in fondo, l’obiettivo alla base di ogni nostra soluzione reputazionale

Formazione continua e attività periodiche di monitoraggio reputazionale sono la chiave di una brand reputation stabile. Diventa vero protagonista della tua attività con Z-One: entra all’interno della nostra membership reputazionale ed edifica una leadership memorabile grazie a un percorso di mentoring mirato a valorizzare il volto della tua impresa o azienda. 

A cosa serve un mentoring reputazionale?

  • Costruzione, monitoraggio e tutela reputazionale
  • Gestione e pianificazione di soluzioni in situazioni di crisi reputazionale
  • Ottimizzazione del messaggio e della comunicazione online e offline
  • Pianificazione strategica in base al settore di riferimento
  • Consulenza personalizzata in base ai propri obiettivi di business
  • Networking e costruzione di relazioni autentiche
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